| di MARINELLA VENEGONI
Elisa: disco "Heart", bimba Emma
La ragazza rock fra duetti e pappe
DUINO AURISINA (Trieste)
Una bambina, Emma Cécile, di 26 giorni. E un disco, «Heart», in uscita oggi. Elisa ha fatto bingo. Soltanto Madonna si era cimentata, che si sappia, nell'impresa del completamento di un disco in contemporanea con la nascita di un bambino: Rocco nacque un mese e mezzo prima dell'uscita di «Music», nel settembre del 2000. Elisa (che di Madonna confessa di essere fan) stupisce alla notizia, perché in quel grande gomitolo che è la sua vita tutta avvolta nella musica, lei è in pratica scivolata, senza troppo badarci, dentro le canzoni che stava scrivendo finché è arrivato, finito, «Heart»: subito dopo, uno spaventoso travaglio di 41 ore, di cui però comincia a parlare sorridendo, come in un'apnea dei ricordi, guardando negli occhi il compagno Andrea Rigonat, chitarrista nella sua band, padre di Emma, coautore di parte dei pezzi e ragazzo di poche parole.
Un perfetto connubio arte-vita si dipana sorridente in una tavolata di sapori etnici al quattrocentesco castello di Duino, su un panorama mozzafiato, non lontano dalla natìa Monfalcone dove Elisa rimane tenacemente insediata a dispetto del successo («Qui sto bene, non ho bisogno di andare altrove»). Arriva Emma nella sua carrozzina, la mamma la deve allattare, e prima di andarsene confessa di non aver ancora cercato una tata: «Dobbiamo abituarci tutti, non voglio estranei in casa di notte; solo che mi piaceva molto dormire, e non è facile. Questa primavera, prima di andare in tour, ci penseremo». Emma, già si capisce, sarà della partita, baby on the road. Piccole donne crescono, visto che è incinta anche la collega/amica Giorgia: «Da sei mesi mi diceva che doveva confessarmi una cosa - sorride Elisa -. Ecco cos'era. Laura Pausini? Anche per lei ci siamo quasi». Avremo una compagine di mamme pop-rock, a breve: sono finiti i tempi delle artiste vestali solo delle canzoni.
«Heart» è un disco che farà molta strada. La sta già anzi facendo, nel notevole duetto con Giuliano Sangiorgi dei Negramaro, «Ti vorrei sollevare», tormentone di virtuosismi incrociati al punto da lasciare a lungo storditi. Non le è venuto il mal di testa, a cantare con Sangiorgi, Elisa? Lei ride: «Siamo di carattere opposto, lui è totalmente istintivo, mentre io penso la prima cosa ne ha già fatte altre ventuno. Devi metterti sulla sua onda, è una forza della natura». L'altro duetto dell'album, assai più mediato e meditato, è con Antony dei Johnsons, sull'ottima «Forgiveness»: «La sua voce è fuori dal tempo e dal sesso, né maschile né femminile, un timbro di purezza incontaminata». Emozioni sì, ma telefoniche. Non si sono mai incontrati se non molto prima, nel backstage di un concerto di lui: «Però ci siamo scambiati mail ossessive, fra New York e Milano dove stavo registrando».
L'album è buono, profondo, vario e molto rock, voce in gran spolvero, con strappi alla Bijork e un vento di libertà che lo attraversa: «Ho messo insieme pezzi scritti tempo fa come "Lisert", dedicata alla mia terra, con cover come "Mad World" dei Tears for Fears e materiale che mi è appena arrivato come "Vortexes" che apre l'album». Era nato per essere cantato in italiano, il disco, ma solo due titoli sono nella nostra lingua: «Il fatto è che quando scrivo i testi io fumo, ma non potevo fumare perché ero incinta, ed ero molto nervosa; non volevo fare testi glaciali, così ho lasciato quasi tutto in inglese».
A tavola c'è Carlo Antonelli, il direttore di «Rolling Stone Italia»: a lungo ha lavorato con Caterina Caselli, discografica di Elisa, che l'ha lanciata credendoci alla grande. E' lui a ricordare quel giorno lontano in cui arrivò alla Sugar una cassettina della sconosciuta ragazza mandata da Lucio Quarantotto, cantautore e autore del testo di «Con te partirò», che è di questa zona: il primo ascolto di Elisa fu di Carlo, che la passò di corsa a Caterina. Il tempo di un ascolto, e via con l'invito a Milano. Il destino è strano, e fino a qualche tempo fa viaggiava pure per posta.
|
