| Renato Fiacchini nasce a Roma a via Ripetta il 30 settembre del 1950, vive la sua adolescenza nella borgata della Montagnola frequenta le scuole fino alla III media dopodiché si dedica completamente alla sua vera passione: la musica, cantare, recitare, ballare. Giovanissimo inizia a travestirsi ed esibirsi in piccoli locali, come sfida verso i tanti denigratori ("Sei uno zero", è la frase che si sente ripetere più spesso), proprio il nome di Renato Zero. Sarà nei primi anni settanta con l'avvento del glam-rock tutto cipria, lustrini e paillette che potrà proporre senza problemi il suo personaggio androgino e rutilante, che poteva sembrare una scopiazzatura dei modelli d'oltremanica e invece esisteva già da parecchi anni senza potersi tradurre in proposte artistiche per la diffidenza che circondava gli artisti troppo smaccatamente "ambigui". In realtà dietro questo personaggio provocatorio ed alternativo, che Zero racconterà in pezzi dal sapore proto-trash, come Triangolo, Fermo posta e la fin troppo esplicita Sbattiamoci, batte un cuore romantico e più vicino al cattolicesimo che alla perversione, con accorati messaggi anti-aborto (Il cielo e Più su), anti-droga (La tua idea, Uomo no e L'altra bianca, titoli quasi da Esercito della Salvezza) e contro il sesso troppo facile (Sesso-O-Esse, Metrò, Mi vendo). Questo sarà ancora più palese nelle composizioni più recenti dell'artista: l'esempio più lampante è l'album Il dono, nel quale si alternano temi sociali (Stai bene lì, Radio o non radio, Dal mare) e spirituali-esistenziali (Immi Ruah, La vita è un dono).
Zero entra negli anni ottanta abbandonando trucchi e cerone, ma non per questo rinuncia a stupire. I suoi testi diventano sempre più maturi e riflessivi, i concerti però continuano ad essere caratterizzati da un'irreferenabile voglia di grandeur, con cambi d'abito e sorprese a ripetizione: addirittura, nel tour "Senza Tregua" del 1980 entra in scena su un carro trainato da un cavallo bianco! ed è in questi anni che la sua popolarità subisce un forte scossone, d'improvviso la sua immagine, un tempo "cool" e trasgressiva appare vecchia e kitsch. Pensare che in quegli anni la sua produzione ha visto nascere autentiche perle che sono andate ad impreziosire un lavoro già ben avviato.
Legli anni 90 il grande ritorno, Nel 1991 Renato partecipa a Sanremo con il brano "Spalle al muro": un successo, confermato dalle buone vendite del doppio live "Prometeo", seguito a fine anno dalla raccolta di inediti "La coscienza di Zero". Grande scalpore suscita la sua seconda esibizione sanremese, nel 1993: Renato presenta il brano di ispirazione religiosa "Ave Maria" che scatena nel pubblico in sala una standing ovation di dieci minuti. Ed è sempre in questi anni che pubblica album di una bellezza rara, pieni di sonorità e poesia, i suoi tuor registrano il tutto esaurito, nonostante siano passati molti anni dalle sue performance carnevalesche riesce ancora a stupire col sul mix di stravaganza surreale che rende i sui spettacoli unici nel suo genere.
Anche il nuovo millennio ha regalato grosse soddisfazioni al cantante numero Zero.... Renato ormai signore adulto elegantemente vestito e i suoi album sempre più composti, malinconici e impegnati fanno l'occhiolino al ragazzo che a modo suo ha lasciato una traccia indelebilmente colorata.
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