| «Non mi occupo di politica»
Intervistato da Mimun a "Dopo TG1" il rocker di Zocca parla di politica, della sua musica, dei giovani d'oggi e della noia
ROMA, 28 gen - Ospite d'eccezione ieri sera a "Dopo TG1". Clemente Mimun incontra Vasco Rossi, mito plurigenerazionale della musica italiana che di fronte alle telecamere, rispondendo in merito alle voci di una sua possibile candidatura a deputato, confessa: «È uno scherzo. Non mi occupo di politica. Però ho la tessera del Partito Radicale da vent'anni e in casa siamo tutti Radicali. Quindi appoggio e sono solidale, sono convinto che siano importanti le battaglie, la difesa dei diritti civili. Ultimamente sento che alcuni diritti conquistati sembrano tornati ad essere messi in discussione. Sono preoccupato, ho paura dell'oscurantismo. Penso che sia giusto che ci siano dei Radicali in Parlamento e penso che sia giusto che ci sia Pannella, che considero il mio alter ego politico».
Proseguendo nell'intervista, Mimun chiede al rocker di Zocca qual è stato il momento in cui ha capito che ce l'avrebbe fatta: «Il momento in cui l'ho capito - replica Vasco - è stato quando ho cantato "Vita spericolata" a Sanremo. Lì ho capito che la canzone era straordinaria (anche se non dovrei dirlo io). Di canzoni così ne scrivi una nella vita. Pensavo: finalmente sono arrivato, anche grazie alla platea di Sanremo, al cuore della gente».
Vasco parla poi del suo rapporto con la scuola e racconta un aneddoto su un "tema libero": «In realtà non c'era il titolo. Erano gli anni '70, in cui i professori avevano queste idee strane. Non riuscivo a trovare un titolo, continuavo a pensare. Dopo un'ora che gli altri avevano già cominciato a scrivere, ero disperato. Dalla disperazione ho cominciato a scrivere questo: sono disperato, non so cosa scrivere se non mi date un titolo. Dopo 20 anni di scuola avete ridotto la mia fantasia a un punto tale che se non mi date un titolo, non so neanche inventarlo. Pensavo di prendere 2, invece mi diede dal 9 al 10»
E i giovani d'oggi? «In un certo senso - racconta Vasco, reduce da una vittoria ai Telegatti - i ragazzi sono sempre uguali ai giovani di tutti i tempi, del passato. I giovani sono sempre pieni di energia, entusiasmo, sogni, illusioni. Chiaramente sono diversi ogni volta nel tempo, oggi non sono più uguali a quelli di vent'anni fa. Sono diversi, più che altro, negli atteggiamenti esteriori». «Di stimoli - aggiunge - ne hanno senz'altro parecchi, perché il mondo moderno è carico di stimoli di ogni tipo, ma credo che li farà diventare senz'altro più ricchi. Lo stimolo crea sempre reazione, quindi più stimoli ci sono, meglio è. La difesa nei confronti degli stimoli è sempre la nostra corteccia cerebrale. Ad un certo punto è lei che si difende da sola».
E infine una parola anche sulla: «L'ho descritta proprio in una canzone. La noia è una condizione dell'anima, non è un'entità che si trova in un posto preciso, come pensavo io quando vivevo a Zocca e credevo che fosse lì, quindi scappando l'avrei vinta. Nella canzone stessa dicevo che prima o poi l'avrei dovuta affrontare e vincere. La noia, secondo me, si vince con i progetti. Le passioni sono importanti, ma più che altro ne siamo vittime. Se ci sono le passioni, non c'è la noia».
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