| A RockPolitik è Benigni show
La seconda puntata di RockPolitk rischia di infiammare ancora di più gli animi dei politici che si sentono chiamati in causa dalla satira, dalla quale Celentano e i suoi ospiti attingono. Con successo.
Ma andiamo con ordine.
"Il Papa è hard rock, perchè apre la porta ai divorziati. I gay sono rock ma i matrimoni gay sono lenti, pietrificati e Zapatero è lentissimo"; così, con il solito tormentone rock-lento, Adriano Celentano ha aperto la prima parte di Rockpolitik con versi destinati a creare polemiche.
"L'amore è rock, l'amicizia è rock, la droga è lenta, la pornografia è lenta, quelli che tirano sassi da cavalcavia sono lenti, sono contro l'amicizia e fra di loro non sono amici".
"La televisione è lenta, i Simpson sono rock, doparsi è lento, salire sul podio è rock, stare in platea è lento".
Anche Valentino Rossi, ospite di Rockpolitik, ha ceduto al fascino del tormentone rock-lento e, alla richiesta di dare un consiglio ai politici ha detto: "ai politici dò il consiglio di comprarsi una moto e di farsi un giro ogni tanto". L'intervento è proseguito con una divertente intervista del Molleggiato al campione di motociclismo.
Poi la scena è passata a Maurizio Crozza che dopo aver parodiato i Gipsy King con Zapatero, Zapatera impersona il cantante dei Buena Vista Social Club.
"A Cuba non se abla altro che de Celentan, anche Fidel abla de te. Compay Segundo in uno strano dialetto a cavallo tra lo spagnolo e il veneto. E ricordate che in tiempo di eleziones tu es l'unico comunista in Italia ad avere uno strascio de programma".
Poi la satira musicale dedicata a Celentano descritto come "comunista da una semana".
Segue un blob, uan serie di spezzoni messi insieme, con Bossi che dice "noi della Lega mai coi fascisti", con Fini che polemizza duramente con il leader del Carroccio alla Camera, dopo il ribaltone, invitandolo alla coerenza e accusandolo di non conoscere l'interesse nazionale.
E' poi la volta di Antonio Cornacchione; "il tempo sta cambiando", ha detto a Celentano. "Magari passa", ha risposto il conduttore, riparandosi con l'ombrello sotto la pioggia scrosciante.
"Se ci sei tu non passa Adriano, lo so che non passa", facendo un esplicito riferimento alla bufera politica scatenata dalla prima puntata di Rockpolitik. E per ripararsi Cornacchione ha tirato fuori una bandiera con la fotografia del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
"Credo che la politica sia una delle prime arti dell'uomo. Un'arte così pura e alta che diventa scienza, in quanto dovrebbe servire alla serenità e alla pace dei cittadini"; così Adriano Celentano ha iniziato il suo sermone settimanale.
"Da una parte c'è l'idea che la politica deve rispondere a dei principi morali, che è una forma di dottrina morale, che rappresenta un diritto ma soprattutto un dovere. Dall'altra c'è l'esercizio quotidiano della politica, la pratica quotidiana, dove c'è la pressione delle lobby per colpa delle quali diventa compromessa tra interessi particolari".
Nuovo attacco ad Albertini, il sindaco di Milano, accusato di voler costruire tre grattacieli al posto dell'ex fiera dove invece sarebbe stato bello creare un "giardino della città".
Ma quello che tutti aspettavano, Celentano compreso, era l'intervento del toscanaccio Roberto Benigni. Che, come al solito, è stato esilarante e grazie al quale si è scritta un'altra pagina di grande televisione. Grande come poche altre.
"Il 27 ottobre è il giorno in cui nascono i poeti", ha esordito Celentano presentando Benigni, che ha deciso di festeggiare il suo compleanno proprio a RockPolitik.
"Sono venuto qui per aiutare Silviuccio", ha esordito Benigni che ha scelto il bersaglio, già annunciato peraltro, del suo intervento.
"Tutto 'sto casino che è successo, per un bischero come Celentano", ha detto Benigni, "l'hanno preso sul serio. E' un bischeraccio, uno dei più grandi showmen del mondo. Sono rimasto male. Berlusconi dov'è? Le liste di proscrizione, magari sta segnando nella lista...lo sanno tutti che quando un comico prende in giro un politico è la cosa più sana del mondo, la comicità è la democrazia che frusta se stessa, lo sanno anche i santi che lo aiuta. E io stasera, Silvio, ti voglio aiutare".
Certo, dice Benigni, "un pochino te le vai a cercare: hai fatto smettere di lavorare tre persone, se fai smettere di lavorare tutti quelli che fanno una battuta su di te, l'Italia diventa un Paese di disoccupati. Avevi fatto una lista di tre, e poi ne hai fatta un'altra: ma allora sei proprio un pollo, invece di darci una mano, ci attacchi il virus".
"Perché il premier", dice Benigni al pubblico, "avrebbe voglia di dire certe cose, ad esempio, a Prodi, però non può farlo. Se invece vieni quà puoi dirglielo, puoi dire Prodi, fai schifo, con quel culone, con quelle chiappe a mortadella... E tu, D'Alema, Fassino, e la tata di Fassino, la babysitter di Fassino, fate schifo tutti!!".
E ancora, rivolgendosi a Silvio Berlusconi: "Vieni qui, ti ripeto, però, se vuoi venire da Celentano devi dare le dimisioni: quindi, sei ufficialmente invitato. La trasmissione sta avendo un tale successo, che tutti stanno dando le dimissioni in Italia".
Poi, Benigni ha deciso di scrivere una lettera di scuse a Berlusconi; che, neanche a farlo apposta, ha preteso fosse Celentano a scrivere su sua dettatura.
"Hai fatto talmente arrabbiare Silvio Berlusconi che adesso devi chiedere scusa", ha spiegato Benigni. "Adriano, ti sei messo con un piede dentro e un piede fuori da San Vittore. Dovresti scrivere una lettera di scuse riparatoria a Berlusconi''. "Signor onorevole, presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica italiana, siccome quest'anno ho fatto una trasmissione in cui ho preso in giro il capo del governo, l'anno prossimo farò una trasmissione in cui prendo in giro il capo dell'opposizione. Noi ti ammiriamo, però nel governo c'è qualcosa che non va. E questo sei tu", ha dettato il comico toscano al Molleggiato che lo ha spalleggiato benissimo.
"Hai fatto tante cose belle, Silviuccio", ha dettato Benigni a Celentano. Ma ai due non è venuta un'idea di cose positive fatte dal premier.
"Una la dobbiamo trovare, prendiamoci il tempo che vogliamo...", ha incalzato Benigni cercando di farsi venire in mente qualcosa. "Quando fece...". Benigni, querelato anni fa per aver scherzosamente chiamato in tv il Papa Woyitilaccio, ha poi fatto un accenno al Vaticano.
Dopo che la scorsa settimana Celentano aveva mostrato una classifica di un osservatorio statunitense che poneva l'Italia in basso per quanta riguarda la libertà di stampa, ha chiesto al Molleggiato una classifica sulla libertà sessuale.
"Mi sa che siamo ultimi dopo la Città del Vaticano", ha detto, proponendo "una bella orgia" in trasmissione. Ma Benigni e Celentano hanno proseguito solo con un silenzio lungo e continue riflessioni.
Infine siparietto con Luisa Ranieri e prologo finale; Benigni si spoglia, fa togliere alla Ranieri labito di raso rosso e lo indossa lui per cantare, insieme a Celentano, un esilarante Siamo la coppia più bella del mondo.
Benigni si congeda dal pubblico di RockPolitk parlando di democrazia, citando Voltaire ("Non sono daccordo con quello che dici ma darei la vita perché tu possa dirlo"), e infine Socrate, che "ha inventato la morale, ha insegnato ai giovani che prima delle cure del corpo devono curarsi dentro, crescere".
Congedo ufficiale con citazione da Socrate: "è giunta l'ora di andare: io a morire, voi a vivere. Chi di noi vada verso ciò che è meglio, è oscuro a tutto tranne che a Dio".
E' stato poi il momento del duetto tra Adriano Celentano ed Eros Ramazzotti che, accompagnati dalla rispettiva chitarra acustica, hanno intonato Il ragazzo della via Gluck scritto da Celentano nel 1966, 39 anni fa.
Poi Maurizio Crozza che sulla musica di Sex Bomb ha continuato a prendere in giro Berlusconi e la legge elettorale, Lex Bomb.
Infine sono entrati in scena i Sud Sound System che si sono esibiti in dialetto salentino.
A conclusione di serata, Antonio Cornacchione ha dato la sua versione del binomio rock/lento seguito da Adriano Celentano che ha intonato la sua canzone, Ancora Vivo, mostrando immagini di trasmissioni televisive trash.
Una seconda puntata densa dunque di avvenimenti e, sicuramente, piena di situazioni alle quali qualcuno si appellerà per ribadire l'eccessiva libertà lasciata al Molleggiato. Che, siamo sicuri, schiverà i colpi rispondendo a suon di dati Auditel.
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