OFFLAGA DISCO PAX, Dove il Partito Comunista prendeva il 74% e la Democrazia Cristiana il 6%

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greatgiginthesky
view post Posted on 20/2/2008, 11:31




Sono un gruppo emiliano che ha recentemente pubblicato il suo splendido secondo album (dopo l'altrettanto splendido esordio). Io li consiglio vivamente a tutti che sono letteralmente commoventi!

Ecco a voi la recensione del magnifico esordio "Socialismo tascabile (prove tecniche di trasmissione)" presa da www.ondarock.it

Offlaga Disco Pax. Italianissimi, nonostante il nome astruso. Emiliani, per la precisione.
Enrico Fontanelli (moog, casiotone, basso, basi), Daniele Carretti (chitarra, basso) e Max Collini (voce, testi).
Vincitori del Rockontest 2004, prima dell'uscita di questo album si erano già fatti una fama "underground" grazie a una serie di performance in tutt'Italia che ha loro permesso di non far passare inosservata questa prima pubblicazione ufficiale, per Santeria.
"Socialismo tascabile" è un album strano, di cui è davvero difficile parlare, innanzitutto perché più che proporre un'unica via, lascia ampio spazio alla discussione, alla faticosa ricerca di capire cosa c'è dietro a un progetto simile e quali siano le idee che si vogliono portare avanti.
Sentendo il disco si resta esterrefatti e un po' spaesati davanti all'originalità e all'enorme numero di influenze che vi sono confluite.

I testi recitati e non cantati fanno subito pensare ai Massimo Volume, i temi trattati riecheggiano quelli dei Cccp, il minimalismo musicale ed elettronico sembra prendere qualcosa da Kraftwerk, Suicide e Cabaret Voltaire, arrivando fino a Xiu Xiu e Radio Dept.
E sarebbe riduttivo non notare le influenze letterarie di due scrittori, diversissimi, come Pier Vittorio Tondelli (per la descrizione dell'ambiente emiliano-romagnolo dei primi anni 80) e Aldo Nove (per la scrittura che non ha paura di avvicinarsi all'oralità e per la commistione alto-basso).

Gli Offlaga Disco Pax raccontano un mondo che non c'è più, quello del comunismo sognato negli anni 70 e 80, in un piccolo paese emiliano come Cavriago.
Ma non si tratta di pura declamazione o di nostalgica rievocazione: è attraverso temi apparentemente slegati, come la condotta scolastica ("Kappler"), il primo amore ("Khmer rossa") o, sorprendentemente, una storia del chewing-gum ("Cinnamon"), che va a delinearsi uno spaccato di un momento storico, di una regione e di un quartiere "dove il Partito Comunista prendeva il 74%". In mezzo al passato fa capolino il presente, tra quadretti ironici dove si parla dell'odio per un commesso ("Tono metallico standard") o della fine di un amore, simboleggiata da una ciabattina di spugna ("De Fonseca").

Ricordi, sensazioni, umori, idee: tutto quanto raccontato attraverso lo sguardo personalissimo di chi allora era giovane e pieno di buone intenzioni, cresciuto in un humus in cui non si poteva non parteggiare per la Rivoluzione, i Sandinisti, Robespierre, Berlinguer, ma allo stesso tempo si giocava a Space invaders, si captava Tele Capodistria e si vedeva Anna Oxa a Sanremo.
In un pezzo quasi dance, intitolato proprio "Robespierre", i ricordi vengono elencati uno a uno, senza connessione logica, senza una cernita precisa: semplicemente tutto ciò che è rimasto di un'epoca.
E poi, la doccia fredda: "Tatranky". Oltre otto minuti di declamazione e oppressione che ricordano la gloriosa "Emilia Paranoica" dei Cccp.

Ma dalll'Emilia ci si sposta alla Praga odierna, spogliata di ogni simbolo sovietico, inglobata dal capitalismo, dove nella discoteche si balla "Felicità" di Al Bano e Romina e dove anche i wafer sono prodotti da una multinazionale.
E' in quel "Ci hanno davvero preso tutto" con cui culmina il pezzo che è forse rintracciabile il senso dell'intero disco: nella rassegnazione, nell'accettazione di avere perso, di non essere più in grado di poter cambiare le cose, di aver sbagliato tutto, di non avere più qualcosa in cui credere ciecamente.

Qui ci sta una riflessione: è noto come la canzone politica e di protesta in Italia sia degenerata da ormai molti anni. L'unico nome che viene in mente è quello dei Modena City Ramblers, collettivo di capelloni in grado di sciorinare luoghi comuni sui mille abusatissimi e superatissimi temi della sinistra.
Se c'è qualcuno che sembra aver capito qual è la direzione che deve prendere la canzone politica, nel 2005, in tempi di globalizzazione e di multinazionali, questi sembrano proprio gli Offlaga Disco Pax: perché è inutile la protesta, è inutile riparlare ancora di Che Guevara e del Chiapas e allo stesso tempo è inutile prendersela con i Mc Donald's e le multinazionali.
La rassegnazione, l'accettazione di una sconfitta, ma allo stesso tempo la dura e terribile constatazione di una società che forse non ci sta bene del tutto: questo è qualcosa che mancava, e che adesso grazie agli Offlaga Disco Pax c'è.

Aggiungete a tutto questo che le musiche sono al passo coi tempi e non li farebbero sfigurare in un eventuale confronto con ben più celebri artisti stranieri, aggiungete un forte accento emiliano che non ha paura di errori di dizione, aggiungete una grande dose di ironia che in alcuni tratti diventa davvero irresistibile, e otterrete un disco superbo, importante e al di là di ogni classificazione.
Difficile non amarlo o quantomeno apprezzarlo, comunque voi la pensiate, qualunque età abbiate.


Questa invece è la recensione del nuovo album "Bachelite", presa dal sito www.delrock.it.

Il secondo album degli Offlaga Disco Pax è il sospirato seguito di uno dei dischi di culto della scena italiana degli ultimi anni: Socialismo tascabile, un piccolo boom da ottomila copie. Bachelite non è così dirompente - non ci sono una Kappler o una Robespierre a farsi ricordare da subito - però gioca le sue carte con strategia. L'opera seconda pare del tutto speculare all'esordio del trio di Cavriago. Nove pezzi là, nove qui; molti si somigliano. I contenuti grafici sono fedeli alla linea. A non essere replicabile è invece l'effetto sorpresa, la scoperta improvvisa di avere in mano qualcosa di autarchico e diverso che non si era mai ascoltato. La difficoltà di stupire dopo un esordio innovativo e di successo. È una storia vecchia.

Come preventivato, ci sono quindi trame strumentali ellittiche sospese tra new wave, elettronica casereccia, sprazzi di electro-punk, shoegazing e post rock; la voce monologante con l'accento partigiano del Ferretti dei CCCP; i testi intessuti di ricordi personali, figurine esistenzial/politiche di un'età che non c'è più, particolari insoliti presi a metafora di un fatto storico. Ieri le Cinnamon e i wafer Tatranky, oggi il caparbio gambero di Fermo!. Buona parte dei pezzi era proposta da tempo in concerto; Cioccolato IACP, per esempio, da almeno due anni faceva regolarmente capolino nelle scalette. Sempre autarchico e diverso, ma frutto questo lungo rodaggio, l'esito di studio supera l'attesa nata dall'ascolto live. Primo: la piccola mitologia indipendente resiste. Secondo: i primi ascolti del nuovo album sono lusinghieri sotto un altro profilo. Misurano una crescita in stile, scongiurando piattezza e deja vù.

Registrano, per esempio, l'assorbimento progressivo delle linea vocale nell'elemento sonoro, e tracce strumentali che non sono solo la stampella per i testi ma camminano da sole. Benché Max Collini ami prendere in contropiede le metriche naturali dei pezzi, il suo recitato adesso si è spostato di qualche grado verso il canto, pur restandone a debita distanza. Soprattutto, però, Bachelite poggia su basi di chitarra, basso e strumenti elettronici che non sono semplici basi, bensì brani avviati di indie rock pulsante e scorrevole, con venature ora post-punk, ora dub, ora post-psichedeliche (Superchiome, Sensibile, Dove ho messo la golf?). Il singolo Ventrale e Onomastica presentano una canzone smontata e decostruita, ancorata a riff circolari e nervosi: una batteria insistente e due note psicotroniche di moog per il singolone dedicato al campione russo di salto in alto Vladimir Yashenko, e un giro di basso fermo e perentorio per una via di mezzo tra le vecchie Enver e Robespierre. Le musiche sono diventate più interessanti dei testi, sempre arguti, taglienti, ironici.

Gli Offlaga Disco Pax saltano agilmente l'ostacolo del secondo disco e alzano l'asticella in previsione del terzo. Saranno orgogliosi il compagno Yashenko e il compagno Sotomayor. (tommaso iannini)
 
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greatgiginthesky
view post Posted on 19/3/2008, 14:53




Questa la recensione di Bachelite presa da www.rockit.it!

La bachelite è la prima forma di plastica che abbiamo avuto. Il primo materiale sintetico che negli anni del boom ci siamo ritrovati prepotentemente in casa con elettrodomestici e telefoni; quello che ha dato il via all'usa e getta che oggi consideriamo normale.
Si chiama così il nuovo lavoro degli Offlaga Disco Pax, lo aspettavamo da tanto. Già dal nome la sentiamo quella critica mirata ma velata, mischiata ad una sensazione di lucida rassegnazione che abbiamo imparato a conoscere con "Socialismo Tascabile". Tre anni fa c'era da aprirsi il varco e bisognava essere più esplosivi. Oggi i tre emiliani continuano con le frecciatine amare ed ironiche, ma vanno più a fondo. Si scavano dentro, parlano di loro stessi. E tirano fuori un disco che sembra molto più ragionato, intimo, fendente, perché lasciano intuire senza spiegare, anche quando sembra che spieghino fin troppo. Perché la voce narrante di Max Collini è una delle poche che può permettersi di infilare nel testo di una canzone una frase come "Entra acqua, poca. Sufficiente per dare all'abitacolo un persistente odore di muffa", raccontandoti una storia apparentemente insensata, che per decifrarla devi cogliere tanti piccoli indizi. E va bene, non canta, non si sono imposti l'obbligo della melodia. Ma mentre pensi a che senso abbia, il racconto fila che è una meraviglia e tutto il contorno ti fa salire un'ansia che inizia a divorarti. Le vampate elettroniche ti accecano, i bassi entrano in loop e ti consumano lo stomaco, i suoni sintetici e il piano in crescendo ti fanno pulsare il sangue nelle vene: vuoi sapere come finisce la storia, cazzo. In fin dei conti gli avevano solo rimosso la macchina, no? Anche per Barbara: lo sai fin dall'inizio che succederà qualcosa, magari si spoglierà, si lascerà toccare, lo farà arrossire d'eccitazione. Poi quando ti dicono che gli sta per fare un pompino… te lo aspettavi. Ma ti sorprendi comunque. L'attesa, forse, aumenta l'attenzione, la predisposizione, lo stupore finale. Stupore che si converte presto in amarezza, dopo che hai capito che non si tratta del solito raccontino sulla scoperta adolescenziale del sesso. E così con il gambero imprigionato nel lago di Pilato, con la scusa della tutela della specie: io al lago di Pilato ci sono cresciuta, e non mi è mai venuto in mente che fosse un simbolo di resistenza, né che le guardie forestali volessero mantenere lo status quo.
Ci sono tante donne in questo disco: Carlotta, Barbara, Morgana, Francesca Mambro. Tutte con una 'sensibilità' propria, che qualcuno ha infranto. Tutte con una chioma da descrivere, una ricrescita a cui badare, e una storia complicata alle spalle. E se in Socialismo tascabile Max parlava di sua madre e dei colloqui a scuola, stavolta ci parla di suo padre, ed è un altro racconto difficile e delicato, che riesce ad infilarsi tra un piano e un synth che sembrano presi da un Atari degli anni '80.
Tanti personaggi, tante facce. Storie che bisogna scoprire ascolto dopo ascolto, non ve le sto a svelare tutte. Vi dico solo che ne vale la pena, perché se anche la formula che ci aveva sorpresi tre anni fa non è cambiata di molto, si sente maggiore consapevolezza. C'è più cura nel lasciare un non-finito che, se ben osservato, ti manda dritto al pezzo che ti manca: stavolta musica e voce si avvicinano ancora di più, si confondono, arrivano sullo stesso livello. Non sai più chi è sfondo e chi è primo piano, ma sai che è un effetto voluto.
…e anche se non trovi il pezzo mancante, comunque è un'altra puntata degli Offlaga. E arriva in un momento in cui mi serve capire qualcosa in più di questa regione (l'Emilia Romagna), di questa città (Bologna). Dei suoi abitanti, delle sue multe. Di quell'orologio che guardo ogni volta che vado in stazione, e che segna sempre le 10:25. (18-02-2008)
 
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