| DI FABIO FIUME
Incontro Simona Molinari per la presentazione del suo album "Egocentrica" nella sala Spazio de' La Feltrinelli qui a Napoli. Conosco già Simona personalmente, avendola incontrata in quel di Sanremo, dove era in gara al festival tra le nuove proposte proprio col brano che dà il titolo al disco e dove si è distinta come una delle più scintillanti rivelazioni. La conosco, tanto da accorgermi già dalla sua entrata in sala che lo sguardo non è lo stesso, sereno e sinceramente contento, che aveva in quella sede. Il cuore di Simona è infatti oscurato dagli avvenimenti tragici che in questi giorni stanno devastando la sua terra, la sua città L'Aquila, che l'ha adottata dopo la nascita partenopea. Nonostante mi riconosca subito, mi allarghi le braccia e si fermi nuovamente a chiacchierare con me, bastano pochi attimi per cancellare tutte le domande che avrei dovuto farle, per questo articolo. La sua casa è devastata, ma perfortuna i genitori erano a Napoli e altri parenti e amici, a poco a poco si stanno mettendo in contatto con lei; lei stessa aveva lasciato il capoluogo abbruzzese circa un'ora prima dell'evento. Gli occhi le si fanno lucidi e l'unica cosa che riesco a dirle, che devo dirle, è di cancellare la devastazione e la paura dalla sua mente e di fare il meglio che può, in onore della sua gente e di tutti quelli che sono accorsi stasera per ascoltarla. Ecco, torna il timido sorriso. Ed in effetti, mi racconta, che è la prima volta che suona in quella che in qualche modo è anche la "sua" Napoli, e che è emozionatissima. Il pubblico la ripaga, giacchè la sala è gremita in ogni ordine di posto, che quasi manca l'aria. Ad introdurre il tutto, lo storico critico de "Il Mattino" Federico Vacalebre, che invitando tutti ad un commosso applauso , chiede di incoraggiare quanto più possibile l'artista, puntando il dito anche sullo scarso impegno che spesso i cantanti ci mettono in questi eventi,"scocciandosi" letteralmente di cantare, mentre Simona e la sua band hanno messo su un vero mini show composto di 12 canzoni, ovvero quelle del disco , più un nutrito omaggio ad Ornella Vanoni che proprio sul palco dell'Ariston di Sanremo l'aveva accompagnata nella serata dei duetti in qualità di madrina. Simona apre lo showcase proprio con un omaggio alla vita, espresso con la cover "Beautiful that way" dal film "La vita è bella", già portata al successo da Noa su musiche del maestro Piovani. E poi ecco la guest star, il grande Fabrizio Bosso, uno dei piu' quotati trombettisti al mondo, accolto con ovazione dal pubblico. Si prosegue con quella "Egocentrica", che parte della sala già canta, "Il mondo in un puntino" , "Peccato originale" ed una nuovissima ( non inclusa nell'album) "Single per l'estate" che si appresta a sfidare l'importantissima gara dell'airplay radiofonico della bella stagione. Simona fa quasi fatica ad imperticarsi sui continui applausi della gente, che ad ogni suo acuto, oltre che ad ogni virtuosimo (e ne ha fatti diversi) del grande musicista succitato, partono incontrollati. Ancor di più, quando la cantante intona "Nell'aria", dedicata ad una persona cara scomparsa, ma che per l'occasione Simona estende a tutti i suoi concittadini che non ce l'hanno fatta. La voce si innalza su note impossibili e su falsetti che si alternano con maestria alla voce piena , ricordando la prima Rossana Casale; lo sguardo diventa nuovamente triste e stavolta l'applauso scrosciante non basta a cancellare quel velo. "Nell'aria" è, a mio avviso, il pezzo più bello di un disco che comunque si gusta di un fiato, ottimo per il perfetto bilanciamento tra testi ed arrangiamenti nei pezzi inediti , ed addirittura eccelso per il rispetto con cui sono state trattate le cover, riviste in una chiave personale senza sottoporle a snaturazione. Lei è oltretutto sinuosa e bellissima, ma nel senso più pulito del termine, visto che ogni concezione di volgarità è lontana dalla sua persona; Femmina nello sguardo, nel movimento, nella voce. Di quella "femmina consapevole" racconta il suo disco, che piacevolmente alla fine del concerto, la gente stringe tra le mani facendo la fila alle casse e ne sono contento io per primo. Primo perchè diventa sempre più raro vedere le file alle casse in un negozio di dischi e poi perchè come ha detto il mio "collega" più illustre, durante la presentazione, questo disco merita di compiere il suo viaggio e di conquistare ascolto dopo ascolto quante più persone possibili, poichè non è menzoniero, ma specchio esatto del mondo della sua autrice/interprete e quel mondo è degno.
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