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view post Posted on 24/6/2008, 18:23




Biografia

Fabrizio De André (Genova-Pegli, 18 febbraio 1940 – Milano, 11 gennaio 1999) è stato un cantautore e poeta italiano fra i più conosciuti e amati di sempre, sicuramente uno fra i più importanti.

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Nelle sue opere ha cantato prevalentemente storie di emarginati, ribelli, prostitute e persone spesso ai margini della società. Molti suoi testi sono considerati dei veri e propri componimenti poetici e, come tali, inseriti nella gran parte delle antologie scolastiche di letteratura.

Faber, come spesso viene chiamato dal soprannome datogli dall'amico d'infanzia Paolo Villaggio, nei suoi quarant'anni di attività musicale produsse tredici album. Un numero relativamente contenuto, ma che non sorprende chi gli ha sempre riconosciuto una maggiore attenzione alla qualità rispetto alla quantità.

« Se nelle regioni meridionali non ci fosse la criminalità organizzata, come mafia, 'ndrangheta e camorra, probabilmente la disoccupazione sarebbe molto più alta. »

Ecco l'ultima staffilata che, nell'agosto 1998, sollevò un'ondata di proteste e sdegno tra gli esponenti di quella classe politica e sociale che De André racchiudeva nel suo concetto di borghesia. Gli stessi che gridavano allo scandalo quando De André dedicava le sue strofe a prostitute, lestofanti e suicidi e che, alla sua morte, lo avrebbero osannato definendolo "Grande Poeta"

A Fabrizio De André vanno riconosciuti il coraggio e la coerenza d'aver scelto, nella società italiana del dopoguerra, di sottolineare i tratti nobili ed universali degli sconfitti, affrancandoli dal ghetto giansenista degli indesiderabili e mettendoli a confronto con i loro accusatori.

Il cammino di Fabrizio De André ebbe inizio sulla pavimentazione sconnessa ed umida del carruggio di Via del Campo, prolungamento della famosa Via Pré, strada proibita di giorno quanto frequentata la notte. È in quel ghetto di umanità platealmente respinta e segretamente bramata che avrebbero preso corpo le sue ispirazioni; di ghetto in ghetto, dalle prostitute alle minoranze etniche, passando per diseredati, disertori, bombaroli ed un'infinità d'altre figure. Nella sua antologia di vinti, dove l'essenza delle persone conta più delle azioni e del loro passato, De André raggiungerà alte vette di lirismo poetico.

« Mia madre mi disse non devi giocare con gli zingari nel bosco... »

(da "Sally" nell'album Rimini)

Fabrizio Cristiano De André nacque il 18 febbraio 1940 a Genova Pegli in Via De Nicolay 12 (ove è stata posta una piccola targa commemorativa) da una famiglia dell'alta borghesia industriale genovese. Il padre Giuseppe fu vicesindaco del capoluogo ligure, amministratore delegato dell'Eridania e promosse la costruzione della Fiera del Mare di Genova, nel quartiere della Foce.

Fabrizio crebbe inizialmente nella campagna astigiana, luogo dal quale la famiglia era originaria e dove si dovette trasferire a causa dell'aggravarsi della situazione bellica. Visse, poi, nella Genova del dopoguerra, scossa e partecipe della contrapposizione tra cattolici e comunisti, sovente rigidi e bigotti entrambi.

Dopo aver frequentato le scuole elementari in un istituto privato retto da suore, passò alla scuola statale, dove il suo comportamento "fuori dagli schemi" gli impedì una pacifica convivenza con le persone che vi trovò, in special modo con i professori. Per questo fu trasferito nella severa scuola dei Gesuiti dell'Arecco, per poi diplomarsi al Liceo Classico Cristoforo Colombo. Presso i Gesuiti dell'Arecco, scuola media inferiore frequentata dai rampolli della "Genova-bene", Fabrizio fu vittima, nel corso del primo anno di frequenza, di un tentativo di molestia sessuale da parte di un gesuita dell'istituto; nonostante l'età, la reazione verso il "padre spirituale" fu pronta e, soprattutto, chiassosa, irriverente e prolungata, tanto da indurre la direzione ad espellere il giovane De André, nel tentativo di placare lo scandalo. L'improvvido espediente si rivelò vano poiché, a causa del provvedimento d'espulsione, l'episodio venne a conoscenza del padre di Fabrizio, esponente della resistenza e vicesindaco di Genova, che informò il Provveditore agli Studi, pretendendo un'immediata inchiesta che terminò con l'allontanamento dall'istituto scolastico del gesuita.

In seguito il cantautore frequentò alcuni corsi di lettere e altri di medicina presso l'Università di Genova prima di scegliere la facoltà di Giurisprudenza, ispirato dal padre e dal fratello Mauro, entrambi brillanti avvocati. A sei esami dalla laurea decise di intraprendere una strada diversa: la musica (suo fratello sarebbe divenuto uno dei suoi fan più fedeli e critici).

Successivamente ad un primo e problematico approccio, determinato dalla decisione dei genitori di avviarlo allo studio del violino, il folgorante incontro con la musica avvenne con l'ascolto di Brassens, del quale De André tradurrà alcune canzoni, inserendole nei primi album. La passione, poi, aveva preso corpo anche grazie all'assidua frequentazione degli amici Tenco, Bindi, Paoli ed altri, con cui iniziò a suonare e cantare nel locale "La borsa di Arlecchino".

De André, in questi anni, ebbe una vita sregolata e in contrasto con i precetti della sua famiglia. I suoi amici sono spesso i "figli del popolo", alcuni anche sbandati di strada dediti al chiasso e al bere. Sovente in coppia con l'amico d'infanzia Paolo Villaggio, con il quale divideva la vita di strada e cercava di sbarcare il lunario anche imbarcandosi, d'estate, sulle navi da crociera come animatori artistici per le feste di bordo.

La prima moglie di De André fu una ragazza di famiglia borghese, Enrica Rignon detta "Puny", con cui concepì il figlio Cristiano e dalla quale si separò a metà degli anni '70.

In seguito al matrimonio e alla nascita del figlio, Fabrizio fu pressato dalla necessità di provvedere al mantenimento della famiglia e, visti gli scarsi proventi della sua attività musicale, meditò di abbandonarla per terminare gli studi e trovare un serio impiego. Fortunatamente, giunse inaspettato il successo della sua "Canzone di Marinella", interpretata da Mina.

« e non Dio ma qualcuno che per noi lo ha inventato ci costringe a sognare in un giardino incantato. »

(da "Un blasfemo", nell'album Non al denaro, non all'amore né al cielo)

I testi del cantautore, che toccano spesso argomenti religiosi, sono improntati ad una personale e disincantata visione della vicenda cristiana e, a tratti, da una intuibile spiritualità, tuttavia non riconducibili ad una personale e definibile professione di fede.

Nei brani come "Spiritual", "Si chiamava Gesù", "Preghiera in Gennaio" e nel concept album "La buona novella", la figura di Cristo viene spogliata dell'essenza divina per assumere, quasi in una dimensione crociana, tutta la sua forza rivoluzionaria in favore degli ultimi.

L'atteggiamento tenuto da Faber nei confronti dell'uso politico della religione e delle gerarchie ecclesiastiche è spesso sarcastico e fortemente critico nel contestarne i comportamenti contraddittori, come, ad esempio, nelle canzoni "Un blasfemo", "Il testamento di Tito", "La ballata del Miché".

« Benedetto Croce diceva che fino a diciotto anni tutti scrivono poesie e che, da quest'età in poi, ci sono due categorie di persone che continuano a scrivere: i poeti e i cretini. Allora, io mi sono rifugiato prudentemente nella canzone che, in quanto forma d'arte mista, mi consente scappatoie non indifferenti, là dove manca l'esuberanza creativa. »

(F. De André)

Ad ottobre del 1961[4] la Karim pubblica il suo primo 45 giri, con copertina standard forata (la ristampa del 1971 della Roman Record avrà invece una copertina curata dalla pittrice genovese Loris Ferrari, amica di Fabrizio). Il disco contiene due brani, Nuvole barocche ed E fu la notte.

Nel 1962 il cantautore sostenne l'esame di ammissione come compositore alla SIAE di Roma per poter depositare a proprio nome le canzoni; nel 1997, durante la consegna del Premio Lunezia, confessò di aver utilizzato una buona parte della poesia Le foglie morte di Jacques Prévert nel testo dell'esame.

Negli anni successivi De André andò affermandosi sempre più come personaggio riservato e musicista colto, abile nel condensare nelle proprie opere varie tendenze ed ispirazioni: le atmosfere degli storici cantautori francesi, tematiche sociali trattate sia con crudezza sia con metafore poetiche, tradizioni musicali di alcune regioni italiane, sonorità di ampio respiro internazionale e l'utilizzo di un linguaggio inconfondibile e, al tempo stesso, semplice per essere alla portata di tutti.

In questo periodo uscirono i suoi primi 33 giri. La sua discografia non è numerosissima come, del resto, inesistenti fino al 1975 erano i suoi concerti. L'album del debutto è Tutto Fabrizio De André (1966, ristampato due anni dopo con il titolo di La canzone di Marinella sotto un'altra etichetta e riportando una diversa copertina), una raccolta di alcune delle canzoni che sino ad allora erano state edite solo in 45 giri, seguita da Volume I (1967), Tutti morimmo a stento (1968), Volume III (1968), Nuvole barocche (1969); quest'ultimo è la raccolta dei 45 giri del periodo Karim esclusi da Tutto Fabrizio De André.

« Andrai a vivere con Alice che si fa il whiskey distillando fiori, o con un Casanova che ti promette di presentarti ai genitori?
O resterai più semplicemente dove un attimo vale un altro, senza chiederti come mai
Continuerai a farti scegliere, o finalmente sceglierai? »

(da "Verranno a chiederti del nostro amore", Storia di un impiegato, 1973)

Gli anni fra il 1968 ed il 1973 furono fra i più proficui per l'autore, che iniziò la serie dei concept con Tutti morimmo a stento, a cui segue La buona novella; un album importante, che riporta il pensiero cristiano nei primitivi confini di un'umana dimensione della fratellanza, in forte contrapposizione con la dottrina di sacralità e verità assoluta, che il cantautore sostiene essere inventata dalla Chiesa al solo scopo di esercizio del potere[6].

Un crescendo creativo che, nel 1971 culminò in Non al denaro, non all'amore né al cielo, libero adattamento (eseguito insieme a Giuseppe Bentivoglio) di alcune poesie della Antologia di Spoon River, opera poetica di Edgar Lee Masters; le musiche sono composte insieme a Nicola Piovani.

Nel 1972 la Produttori Associati, senza consultare l'artista, lo iscrive al Festivalbar con il brano Un chimico (pubblicato su 45 giri): De Andrè apprende la notizia dai giornali e convoca una conferenza stampa in cui dichiara che «La casa discografica mi ha trattato come un ortaggio»[7].

Dopo l'intervento del patron della manifestazione, Vittorio Salvetti, si raggiunge un compromesso: la canzone viene inserita nei juke-box, come vuole il regolamento, ma il cantautore non si esibirà durante la finale di Verona nemmeno in caso di vittoria (l'edizione vede vincitrice Mia Martini con Piccolo uomo)[8]

Nell'autunno dello stesso anno pubblicò un singolo con due canzoni di Leonard Cohen Suzanne/Giovanna d'Arco (brani che verranno poi inseriti con un arrangiamento diverso nell'album Canzoni del 1974).

L'album successivo fu, nel 1973, Storia di un impiegato, disincantata e sofferta trasposizione italiana del Maggio francese e dei conflitti che lo avevano determinato.

Sono anche gli anni in cui De André fa le sue prime esperienze negli spettacoli dal vivo. Lavoratore instancabile e al limite del perfezionismo in studio, Fabrizio non riesce invece ad esibirsi in pubblico. Il suo timore innanzitutto è dovuto al suo problema all'occhio destro, leggermente più chiuso del sinistro, ma anche dalla precedente brutta esperienza televisiva in cui si era dimenticato le parole di una sua canzone e aveva dovuto cantarla in playback. Nel 2006 Francesco Guccini, ospite all'Università di Lettere a Genova, ha ricordato di quando si incontrarono, per via di amici comuni, sulle colline bolognesi e del fatto che Fabrizio, alla richiesta di suonare una sua canzone, avesse preteso di poter cantare con le luci spente. E' un atteggiamento questo che ricorda le prime esperienze di Leonard Cohen che incise il suo primo album musicale in uno studio a luci spente e con uno specchio davanti per ricreare l'ambiente della sua camera da letto. La sua casa di produzione discografica comincia a fare delle grosse pressioni perché Fabrizio inizi un tour di concerti per l'Italia e il cantautore - come in seguito ha raccontato all'amico Cesare Romana - si presenta davanti al suo discografico e spara una richiesta di compenso esagerata, al fine di ottenere un netto rifiuto. Ma il produttore accetta senza battere ciglio. In questo modo Fabrizio è costretto ad affrontare le sue paure da palcoscenico, paure che supererà solo con gli anni, suonando e cantando sempre nella penombra e con molto whiskey in corpo.


* Tutti morimmo a stento (1968), con temi dark, suicidi, pervertiti, drogati, pedòfili, bambini pazzi, re tristi. Per la prima volta si fa accompagnare da un'orchestra sinfonica, la Philarmonia di Roma, sotto la guida del maestro Gian Piero Reverberi.
Il testo del primo brano, "Cantico dei drogati" è tratto da una poesia di Riccardo Mannerini. Quest'album è il primo concept album ad essere pubblicato in Italia; riceve anche il premio della critica italiana. Il padre, parlando del disco fresco di stampa, afferma: «Ieri guardavano lui e dicevano - è il figlio di De André. Oggi guardano me e dicono - è il padre di De André»

* La buona novella (1970), con i testi tratti da alcuni vangeli apocrifi e nel quale suonava il gruppo I Quelli, poi ribattezzato PFM. Il disco è arrangiato dallo stesso Reverberi.

* Non al denaro, non all'amore né al cielo (1971), ispirato dalla Antologia di Spoon River, capolavoro di Edgar Lee Masters pubblicato nell'aprile del 1915 e tradotto in Italia da Fernanda Pivano nel 1943. De André in questo disco si avvale della collaborazione di Giuseppe Bentivoglio per i testi e di Nicola Piovani per le musiche. Questo album è stato reinterpretato nel 2005 dal cantante Morgan, rinnovandone in parte l'arrangiamento.

* Storia di un impiegato (1973), un altro concept album ispirato agli avvenimenti del Maggio francese ed alla contestazione giovanile del Sessantotto. È uno degli album più controversi del cantautore. Anche qui risulta importantissima la collaborazione con Giuseppe Bentivoglio e con il compositore Nicola Piovani, che figura come coautore per le musiche e che ha curato con grande perizia gli arrangiamenti.

In carriera, De André collaborò anche con Alessandro Gennari alla scrittura del libro Un destino ridicolo (da cui è stato tratto un film di prossima uscita nelle sale), pubblicato nel 1996, ed ebbe modo di lavorare - nella sua attività compositiva - con Riccardo Mannerini, poeta genovese con il quale musicò Eroina (1968) poi diventato Il cantico dei drogati.

A partire dal 1974, De André iniziò nuove collaborazioni con altri musicisti e cantautori: a ciò affiancò anche l'attività concertistica, mai affrontata sino ad allora. Negli anni settanta De André tradusse canzoni di Bob Dylan (Romance in Durango e Desolation Row), Leonard Cohen ("It seems so long ago, Nancy", "Jeanne D'Arc", "The famous blue raincot" per la Vanoni e "Suzanne") e Georges Brassens (lavoro che porterà all'uscita dell'album Canzoni del 1974) e collaborò con altri artisti (su tutti Francesco De Gregori, che lavorò con lui alla scrittura di molti brani dell'album Volume VIII del 1975, album non privo di sperimentazione in cui sono affrontate tematiche esistenziali quali il disagio verso il mondo borghese e la difficoltà di comunicazione); nonostante il suo carattere schivo e poco incline alle apparizioni in pubblico, accettò di esibirsi dal vivo, prima ancora del concerto alla Bussola di Viareggio, a Piazza Navona nel 1974, in occasione di una manifestazione del partito Radicale per il referendum sul divorzio, sconvolgendo migliaia di romani che avevano sognato quel momento per anni, e iniziando poi un tour con due componenti dei New Trolls, con i quali aveva già collaborato nel 1968 per i testi del loro disco Senza orario senza bandiera (Belleno e D'Adamo), e due dei Nuova Idea (Belloni e Usai).

Nel 1979 si esibì insieme alla Premiata Forneria Marconi, che affrontò con successo l'ardua sfida di riarrangiare alcuni dei brani più significativi del grande cantautore genovese, arrangiamenti che Fabrizio utilizzerà fino alla fine della sua carriera. L'operazione si rivelò estremamente positiva, tanto che il tour originò due album interamente live, tra il 1979 ed il 1980, che conobbero uno straordinario successo di vendite.

* Rimini (1978), segna l'inizio della collaborazione, che proseguirà proficuamente nel tempo, con il cantautore veronese Massimo Bubola. Quest'album fa intravedere un De André esploratore di una musicalità più distesa, spesso di ispirazione americana, di cui Bubola è portatore. I brani trattano l'attualità (il naufragio di una nave genovese) così come tematiche sociali (l'aborto e l'omosessualità).

* Fabrizio De André (1981) è un album senza titolo, noto come L'indiano per il suo disegno in copertina, con Bubola ancora una volta coautore di De André. Il filo che lega i vari brani è il parallelismo tra il popolo dei Pellerossa e quello Sardo, entrambi oppressi dai loro colonizzatori. Il sequestro del cantautore è rievocato nel brano Hotel Supramonte.

Nel 1980 i due cantautori pubblicano un 45 giri intitolato Una storia sbagliata, i cui brani sono editi per la prima volta in CD solo nel 2005. Il disco reca inciso Una storia sbagliata sul lato A e Titti sul lato B, entrambe scritte con Bubola. Fabrizio ricorderà in un'intervista a proposito di questa canzone:
« Nel testo di Una storia sbagliata rievoco la tragica vicenda di Pier Paolo Pasolini. È un canzone su commissione, forse l'unica che mi è stata commissionata. Mi fu chiesta come sigla per due documentari-inchiesta sulle morti di Pasolini e Wilma Montesi. »

Nella seconda metà degli anni '70, in previsione della nascita della figlia Luisa Vittoria, De André si stabilisce nella tenuta sarda dell'Agnata, a due passi da Tempio Pausania, insieme alla sua compagna Dori Ghezzi, poi sposata nel 1989. La sera del 27 agosto 1979, la coppia fu rapita dall'anonima sequestri sarda, per essere liberata dopo quattro mesi (Dori fu liberata il 20 dicembre, Fabrizio il 22), dietro il versamento del riscatto, di circa 550 milioni di lire, in buona parte pagato dal padre Giuseppe.
De André con Dori Ghezzi e la piccola Luvi
De André con Dori Ghezzi e la piccola Luvi

Intervistato all'indomani della liberazione (il 23 dicembre in casa del fratello Mauro) da uno stuolo di giornalisti, Faber tracciò un racconto pacato dell'esperienza («...ci consentivano, a volte, di rimanere a lungo slegati e senza bende») ed ebbe parole di pietà per i suoi carcerieri («Noi ne siamo venuti fuori, mentre loro non potranno farlo mai»). Questa posizione inconsueta, nel quadro di un invito di De André a ragionare seriamente sulla realtà sociale sarda, attirò critiche feroci di certa stampa che tese a colpevolizzare in modo retorico e sensazionalistico i sequestrati.

L'esperienza del sequestro si aggiunse al già consolidato contatto con la realtà e con la vita della gente sarda, e gli avrebbe ispirato diverse canzoni, scritte ancora con Bubola e raccolte in un album senza titolo, pubblicato nel 1981, comunemente conosciuto come "L'indiano" dall'immagine di copertina che raffigura un nativo americano. Trasparente la similitudine fra il popolo indiano e quello sardo, entrambi, pare sostenere il cantante, rinchiusi in riserve se non altro culturali, entrambi vittime di dominazioni sociali.

Sottili, ma non velate, furono le allusioni all'esperienza del sequestro: dalla stessa ripresa della locuzione "Hotel Supramonte" (con cui da sempre i sardi chiamavano l'industria dei sequestri) alla descrizione degli improvvisati banditi cui, comunque, non intese negare note di un certo romanticismo ed una connotazione di proletariato periferico che per questo meritava, coerentemente con le sue tematiche privilegiate, una forte attenzione. Al processo, De André confermò il perdono per i suoi carcerieri, ma non per i mandanti perché persone economicamente agiate.

Nel 1980 incise il singolo Una storia sbagliata/Titti: entrambe le canzoni sono state scritte con Bubola, la prima canzone racconta della morte di Pier Paolo Pasolini, narrata anche attraverso metafore, la seconda è ispirata a un romanzo di Jorge Amado. De André ricordò in un intervista: «Nel testo di Una storia sbagliata rievoco la tragica vicenda di Pier Paolo Pasolini. E una canzone su commissione, forse l'unica che mi è stata commissionata. Mi fu chiesta come sigla per due documentari-inchiesta sulle morti di Pasolini e di Wilma Montesi».

Altre importanti collaborazioni lo videro impegnato negli anni seguenti con Mauro Pagani - per la realizzazione dell'album Crêuza de mä (1984), un progetto di Pagani che De André arricchisce con i suoi testi e che all'inizio parve un fiasco ma fu in seguito premiato dalla critica come "Album del decennio".

Crêuza de mä segna uno spartiacque nella carriera del cantautore genovese: dopo questo album, Fabrizio esprime la volontà di non voler più cantare in italiano ma di volersi concentrare esclusivamente sul genovese (che per lui non era un dialetto ma una vera e propria lingua). Ma Crêuza de mä è anche l'album che libera De André dalle impostazioni vocali ereditate dalla tradizione degli chansonniers francesi, che gli garantisce la libertà di espressione tonale al di fuori di quei dettami stilistici che aveva assorbito da Brassens e da Brel.

In seguito, inizia un periodo di crisi artistica che lo porta a formulare ipotesi di collaborazioni che poi non verranno mai realizzate, come la possibilità di un album sulle musiche dell'Europa orientale con Ivano Fossati e Vasco Rossi (il quale, secondo Fabrizio, aveva un lato rock che a lui mancava).

Da questa crisi riemergerà soltanto nel 1990 incidendo, ancora con Mauro Pagani e con la collaborazione di Ivano Fossati, Le nuvole (1990) titolo che (come in Aristofane) allude ai potenti che oscurano il sole[1]. Con questo album De André torna in parte al suo stile musicale più tipico, affiancandolo alle canzoni in dialetto e all'ispirazione etnica. Torna anche la critica graffiante all'attualità, in particolare ne La Domenica delle Salme e in Don Raffaè.

Fossati sarà presente, inoltre, nella realizzazione del concept album di De André, Anime salve, pubblicato nel (1996). Incentrato sul tema della solitudine, è l'ultimo album in studio del cantautore.

* Crêuza de mä (1984) fu da parte di Pagani un importante lavoro di ricerca, con il quale si rievocò, e per sonorità e per testi, un modus musicale del Mediterraneo genovese, ovvero di quella parte tradizionale, e per questo "sociale", della cultura della sua città natale. La lingua utilizzata è il genovese antico, la musica rievoca tradizioni turche, greche e berbere.

* Le nuvole (1990) è la summa delle varie collaborazioni di questo periodo (da Mauro Pagani, coautore di tutti i brani, a Ivano Fossati e Massimo Bubola). La struttura de "Le Nuvole" è divisa in due parti: la prima, quella dedicata al potere, è in italiano; la seconda incarna la voce del popolo ed è perciò cantata in dialetto.

* Anime Salve (1996), è l'ultimo concept album di De André e, a differenza dei due precedenti, è in gran parte in italiano. La musica è scritta in gran parte da Ivano Fossati, con influenze ritmiche sudamericane, ma eseguite con sonorità della stessa matrice etnica nata con Crêuza de mä.

Fra il 1990 ed il 1996 collabora con vari autori, sia come autore che come cointerprete, nei rispettivi album: tra essi ricordiamo Francesco Baccini, i Tazenda, Mauro Pagani, ancora Massimo Bubola, Max Manfredi, Teresa De Sio, Ricky Gianco, i New Trolls e il figlio Cristiano De André. Da segnalare la collaborazione con "Li Troubaires de Coumboscuro" nell'album A toun souléi, dove De André partecipa all'incisione del brano in provenzale antico Mis amour, insieme a Dori Ghezzi e Franco Mussida.

Nell'estate 1998, durante la tournée del suo ultimo album Anime Salve, gli fu diagnosticato un tumore ai polmoni, che lo portò a interrompere i concerti.

La notte dell'11 gennaio 1999, alle ore 02:30, Fabrizio De André morì all'Istituto dei tumori di Milano, dove era stato ricoverato con l'aggravarsi della malattia.

I suoi funerali si svolsero nella Basilica di Carignano a Genova il 13 gennaio: al dolore della famiglia partecipò una folla di oltre diecimila persone, in cui trovarono posto, estimatori, amici ed esponenti dello spettacolo, della politica e della cultura.

Dopo la cremazione, avvenuta il giorno seguente alla cerimonia funebre, venne sepolto nella tomba di famiglia nel cimitero di Staglieno accanto al fratello Mauro, al padre Giuseppe e alla madre Luisa Amerio.

« De André non è stato mai di moda. E infatti la moda, effimera per definizione, passa. Le canzoni di Fabrizio restano »

(Nicola Piovani)

La discografia di De André è ampia, ma non vasta come quella di altri autori del suo tempo; pur tuttavia risulta memorabile per varietà ed intensità. [12] Viene ora sapientemente riassunta in postume ricostruzioni filologiche, curate dalla moglie e da esperti tecnici del suono che si sono riproposti l'obiettivo di mantenere, nei nuovi supporti, le sonorità dei vecchi LP in vinile. Sino ad ora sono state realizzate due raccolte, entrambe in triplo CD, titolate In direzione ostinata e contraria e In direzione ostinata e contraria 2.

Alcuni fra i maggiori cantanti e cantautori italiani, nel marzo del 2000, hanno ricordato Fabrizio De André con un concerto celebrativo, al teatro Carlo Felice di Genova, interpretando i suoi maggiori successi. Di quel concerto è stato realizzato un doppio cd, dal titolo Faber, pubblicato nel 2003, i cui proventi sono stati devoluti in beneficenza.

A Genova, in Via del Campo, dove l'intrico di viuzze si fa congestionato come in una Qasba mediorientale, nel negozio di dischi ora gestito dalla moglie di Gianni Tassio (amico di vecchia data del cantautore, mancato nel 2004), è esposta la chitarra con la quale, probabilmente, De André ha studiato i testi delle canzoni di "Crêuza de mä". Lo strumento, la "Francisco Esteve" n. 097, venne messo all'asta in favore di Emergency dalla famiglia, poco tempo dopo la sua morte, ed acquistato dai negozianti del capoluogo ligure, dopo una serrata lotta al rialzo con alcuni facoltosi collezionisti. Nonostante la loro proverbiale "tirchieria", i commercianti Genovesi arrivarono a sborsare 168.500.000 lire, per aggiudicarsi la chitarra di Faber.

Ora il negozio di via del Campo, nei luoghi dove il cantautore avrebbe voluto trascorrere i suoi ultimi anni, si è trasformato in una sorta di museo, e chi vi passa davanti può ascoltare sommessamente le note delle sue canzoni; inoltre, vi si trovano esposte in vetrina le copertine originali di tutti i suoi dischi.

Su iniziativa della moglie Dori Ghezzi e di Fernanda Pivano è stata fondata l'Associazione Fabrizio De Andrè che si occupa di mantenere viva la memoria del cantautore. Molte sono le iniziative promosse, moltissimi i gesti di stima e di amore che tutta Italia porge ogni anno alla memoria di Fabrizio.

Oltre agli artisti celebri, anche una lunga serie di cantanti meno conosciuti e, soprattutto, di gruppi giovanili, hanno registrato album composti principalmente o esclusivamente da canzoni di Faber, spesso con risultati apprezzabili. Nelle piazze e nei teatri di città e di provincia sono centinaia le rappresentazioni che, ogni anno, vengono dedicate a De André. Tra i più importanti interpreti e tribute band, ricordiamo:

Accordi in Settima, Affa Affa, Alberto Cantone, Amedeo Giuliani & Band, Anime Salve, Apocrifi, Artenovecento, Cantando De André, Caro De André, Coro Aurora, Corrente di Ali, D.O.C. Sound, Disamistade, Endegu, Faber Band, FAB-Ensemble, FDA Cover B, Four Steps Choir, Fuori dal coro, Giorgio Cordini, Giuseppe Cirigliano, Golesecche, Gruppo musicale, L'amore che strappa i capelli, La Cattiva Strada band, Luciano Monceri, Kampina, Khorakhanè, Khorakhanè 2, Kinnara, Malecorde, Malindamai, Mercanti di Liquore, Mercantinfiera, Mille Papaveri, Nottefonda, Omaggio a FDA, Orchestrina, Ottocento, Passaggi, PCE Eianda, Piccola bottega, Piccola Orchestra Apocrifa, Quartetto Khorakhanè, Quattrochitarre, Servidisobbedienti, SHILOQ, Spoon River, Suonatore Jones, Trailalo, Trioprincesa, Volta la carta, Sand Creek Band.

In suo ricordo è stato istituito un apposito premio - il Premio Fabrizio De André - che nel 2007 è stato assegnato ai fratelli Gian Piero e Gianfranco Reverberi.

Discografia

Album
1966 Tutto Fabrizio De André
1967 Volume I
1968 Tutti morimmo a stento
1968 Volume III
1969 Nuvole barocche
1970 La buona novella
1971 Non al denaro, non all'amore né al cielo
1973 Storia di un impiegato
1974 Canzoni
1975 Volume VIII
1978 Rimini Ricordi
1981 Fabrizio De André (L'indiano)
1984 Crêuza de mä
1990 Le nuvole
1996 Anime salve

Bibliografia
* Luigi Granetto Canzoni di Fabrizio De André Lato Side Edizioni 1978
* Marco Neirotti Fabrizio De André Edizioni EDA (1982)
* Giuseppe Adducci Fabrizio De André Gammalibri (1987)
* Doriano Fasoli Da Marinella a Creuza de mä Edizioni Associate (1989)
* Cesare G. Romana, Amico Fragile, Sperling & Kupfer (1991); ISBN 888274146X
* Doriano Fasoli Fabrizio De André / La cattiva strada. Da Carlo Martello a Don Raffaè Edizioni Associate (1996)
* AA.VV. Fabrizio De André / Accordi eretici Euresis (1997)
* Fabrizio De André, Maura Cantamessa Luce luce lontana El Bagatt (1998)
* Doriano Fasoli Fabrizio De André / Passaggi di tempo. Da Carlo Martello a Princesa. Edizioni Associate (1999)
* Matteo Borsani, Luca Maciacchini Anima salva Tre lune (1999)
* Vincenzo Mollica Segni De André DI (1999)
* Vincenzo Mollica Parole e Canzoni Einaudi (1999)
* Roberto Cotroneo Come Un'Anomalia Einaudi (1999)
* Biagio Buonuomo Fabrizio De André: la storia, le storie La Città del Sole (2000)
* Franca Canero Medici Fabrizio De André, un volo tra amore e morte Editrice Bibliosofica (2000)
* Pierfrancesco Bruni Fabrizio De André, Il cantico del sognatore mediterraneo Il Coscile (2001)
* Pino Casamassima Fabrizio De André De Ferrari (2002)
* Marco Delpino All'ombra dell'ultimo sole Edizioni Tigullio-Bacherontius (2001)
* Pablo Echaurren Girotondo Galucci Editore (2003)
* Romano Giuffrida De André: Gli occhi della memoria Eleuthera (2002)
* Guido Harari Fabrizio De André, E poi il futuro Mondadori (2001)
* Reinhold Khol Fabrizio De André in volo per il mondo Mori Editore (2001)
* Andrea Podestà, Fabrizio De André in direzione ostinata e contraria, Editrice Zona (2001), ISBN 888757863X
* C. G. Romana, F. Pivano, M. Serra De André il corsaro Interlinea (2002)
* Federico Vacalebre De André e Napoli, Storia d'amore e d'anarchia Sperling & Kupfer (2002)
* Luigi Viva, Non per un dio ma nemmeno per gioco. Vita di Fabrizio De André, Feltrinelli (2002); ISBN 880781580X
* Alfredo Franchini, Uomini e donne di Fabrizio De André. Conversazioni ai margini, Frilli (2003); ISBN 8887923612
* R. Bertoncelli, E. Deregibus, F. Fabbri, Belin, sei sicuro? Storia e canzoni di Fabrizio De André, Giunti (2003); ISBN 8809028538
* Fabrizio De André, Alessandro Gennari, Un destino ridicolo, Einaudi (2005); ISBN 8806175912
* Paolo Ghezzi, Il vangelo secondo De André, Ancora (2006); ISBN 885140383X
* Ettore Cannas, La dimensione religiosa nelle canzoni di Fabrizio De André, Edizioni Segno, 2006; ISBN 8872829313

Sito Ufficiale

Edited by >|*Raffo*|< - 11/7/2008, 13:18
 
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ERICUCCIA93
view post Posted on 24/6/2008, 21:21




Grande De Andrè. :D
 
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vitty&mimì4ever
view post Posted on 31/10/2008, 19:36





Effedia. Sulla mia cattiva strada: doppio cd e dvd di Fabrizio De Andrè in uscita il 31 ottobre
Un nuovo tributo a Fabrizio De Andrè per ripercorrere una prestigiosa carriera con inediti dei suoi primi anni, importanti collaborazioni e un dvd in cui racconta se stesso e come sono nati alcuni suoi brani.

E’ un film realizzato da Teresa Marchesi, inviata del tg3, che ha potuto usare materiale d’archivio della Rai e della Fondazione De Andrè. E’ la stessa Dori Ghezzi, moglie del cantautore genovese a spiegare...è un lavoro che andava fatto, un documento in dvd su Fabrizio non esisteva....
Effedia, che è l’acronimo della Fondazione: è un progetto ambizioso con l’obiettivo di diffondere l’immagine di De Andrè, al di là dei confini italiani. Definito il poeta del rock, era capace di ironizzare...Benedetto Croce sosteneva che fino a 18 anni tutti scrivono poesie, poi quelli che continuano a farlo o sono poeti o sono cretini. Per non rischiare, preferirei chiamarmi cantautore....

Il film rivela che è dalla parte dei perdenti: ha cantato di prostitute come accade in “Bocca di rosa”, in “ Via del Campo”:‘mi ero invaghito di lei, dopo un po' ho scoperto che si chiamava Giuseppe. Non è successo niente, ma ho contribuito al suo desiderio di diventare donna’, o nella emozionante “La canzone di Marinella”, riproposta nella versione con Mina, con le loro due voci che toccano profondamente.
Contro la guerra scrive “La ballata dell’eroe” e “La guerra di Piero”, valorizzata dall'arrangiamento della PFM. C’è anche la splendida “Don Raffaè”, in coppia con il mitico Roberto Murolo, dedicata a Pasquale Cafiero, secondino a Poggioreale e la struggente “Khorakhané” (A forza di essere vento), dal vivo con sua figlia Luvi De André , sullo sterminio della tribù rom musulmana.

In vista del decennale della sua scomparsa, avvenuta l’11 gennaio del 1999, segnaliamo una mostra multimediale che verrà inaugurata al Palazzo Ducale di Genova il 30 dicembre. E il grande regista Wim Wenders, suo fan sfegatato, ha annunciato che le celebrazioni avranno il loro culmine in un grande concerto a New York. Il 24 ottobre si terrà a Milano la presentazione del libro “Fabrizio De Andrè & PFM. Evaporati in una nuvola rock”, a cura di Guido Harari e Franz Di Cioccio, con la storia e le foto della tournèe 1978-1979.

Da segnalare, infine, il film di Daniele Costantini "Amore che Vieni, Amore che Vai", che partecipa nella sezione Extra - L'Altro Cinema della 3. Edizione della Festa Internazionale del Film di Roma. La storia è tratta dal romanzo di Fabrizio De Andrè e Alessandro Gennari "Un Destino Ridicolo". Nel cast Fausto Paravidino, Filippo Nigro, Massimo Popolizio, Claudia Zanella, Tosca d’Aquino, Donatella Finocchiaro, Agostina Belli. In coproduzione con Rai Cinema, sarà distribuito nelle sale tra la prima e la seconda decade di novembre.


 
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Dark Captain
view post Posted on 6/12/2008, 16:02




Fabrizio De André andrebbe davvero ringraziato!
 
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Lord-Of-The-Oceans
view post Posted on 9/1/2009, 15:24




De André, un mito ancora vivo
Iniziative e concerti per il decennale

"Via del Campo", "Bocca di Rosa", "Amico fragile" e "La canzone di Marinella" sono solo quattro canzoni del vasto repertorio di Fabrizio De André che hanno fatto la storia della musica italiana. Si celebra in questi giorni il grande cantautore a dieci anni dalla morte avvenuta a Milano l'11 gennaio 1999. "Oggi scriverebbe un disco d'amore", dice la moglie Dori Ghezzi.

In soli quindici album De André era riuscito a descrivere un mondo ampio e allo stesso tempo ricco di sfumature diverse: dalle storie di emarginati alle prostitute, ma anche persone ai margini della società.

"Fabrizio sarebbe stupito per quello che sta accadendo - spiega all'Ansa Dori Ghezzi - pensava sempre di poter fare meglio. Non credeva di essere un poeta e non gliene importava". E della situazione attuale, lui che aveva uno spirito combattente, "non so se avrebbe preso le cose di petto. Avrebbe cercato - racconta Dori Ghezzi - di ricondurre i nostri pensieri verso i sentimenti che si sono un po' persi. I valori sono andati perduti ed è la causa di questo disastro. Non mi avrebbe sorpreso un suo disco di canzoni d'amore. Fabrizio era talmente imprevedibile, chi lo sa?".

Questi dieci anni "sono stati talmente intensi che non sembra siano passati. Sarebbe stato spaventoso se fossi rimasta a casa a rimpiangere. Una reazione di questa portata al decennale non me la aspettavo anche perchè in Italia non siamo abituati a queste cose e vorrei accadesse anche per altre belle teste che abbiamo. E' giusto che la cultura non sia appannaggio del passato. Meno male che c'è chi reinterpreta. Eredi di Fabrizio ce ne sono e sono tutti amici, alcuni hanno collaborato con lui". Dori Ghezzi che ha dato vita a una Fondazione che porta il nome di Fabrizio dice che a darle forza "sono state le persone che ha avuto vicino. Grazie a loro è nata la Fondazione" e poi racconta: "La canzone che più rappresenta Fabrizio è Amico fragile, la più autobiografica, anche se lui di identificava con Bocca di rosa".

TANTE INIZIATIVE PER CELEBRARE DE ANDRE'
Si moltiplicano le manifestazioni, i tributi e i programmi tv dedicati a Faber al punto da non poter aver un quadro chiaro di cosa succedera' per lui nel 2009. "E' impossibile tenere il conto delle iniziative - dice Dori Ghezzi - ed è sbagliato fare confronti. Trovo significative tutte le manifestazioni, dalle più semplici alle più grandi. Le rispetto tutte". Wim Wenders sta pensando di organizzare a New York un concerto con grandi artisti affidando la produzione artistica a Hal Willner. "E' un'intenzione, un sogno. Non so quando sarà e dove, se a Central Park d'estate - sottolinea Dori Ghezzi - o in un altro posto. C'è anche l'idea di fare un film. Certo e' che Wenders ha dimostrato il suo amore per Fabrizio e questo è già una cosa grande".

La grande mostra dedicata a Faber, a Palazzo Ducale di Genova, a cura di Vittorio Bo, Guido Harari, Vincenzo Mollica e Pepi Morgia è uno dei principali eventi dedicati a De André. Fa entrare nel suo mondo in modo particolare, anche grazie all'uso delle tecnologie. Ci sono le lettere ai genitori, i vestiti e gli oggetti usati da De Andrè nei suoi concerti, i dischi, molti filmati e interviste presi dalle teche Rai. "Se l'avesse fatta Fabrizio - spiega la moglie - l'avrebbe realizzata così per un altro artista. Diceva sempre che il suo desiderio era di fare qualcosa che facesse ballare la gente e alla mostra ho visto giovani che ballavano nella sala dei tarocchi. Non è un'esposizione nostalgica, nè museale, era questo il taglio che volevamo dare e siamo riusciti con la tecnologia a non perdere la classe, la poesia e l'umanità. La gente si può cercare il suo Fabrizio".E la gente mostra ancora di amare profondamente il cantautore genovese. Dal 31 dicembre infatti la mostra (fino al 3 maggio) dedicata a Fabrizio De Andrè ha registrato 10 mila visitatori.

Fonte: Tgcom.it
 
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frAgileNota
view post Posted on 11/1/2009, 12:21




voglio ricordarlo così

ciao amico fragile





ANIME SALVE

Mille anni al mondo mille ancora
che bell'inganno sei anima mia
e che bello il mio tempo che bella compagnia
sono giorni di finestre adornate

canti di stagione
anime salve in terra e in mare
sono state giornate furibonde
senza atti d'amore

senza calma di vento
solo passaggi e passaggi
passaggi di tempo
ore infinite come costellazioni e onde

spietate come gli occhi della memoria
altra memoria e no basta ancora
cose svanite facce e poi il futuro
i futuri incontri di belle amanti scellerate

saranno scontri
saranno cacce coi cani e coi cinghiali
saranno rincorse morsi e affanni per mille anni
mille anni al mondo mille ancora

che bell'inganno sei anima mia
e che grande il mio tempo che bella compagnia
mi sono spiato illudermi e fallire
abortire i figli come i sogni

mi sono guardato piangere in uno specchio di neve
mi sono visto che ridevo
mi sono visto di spalle che partivo
ti saluto dai paesi di domani

che sono visioni di anime contadine
in volo per il mondo
mille anni al mondo mille ancora
che bell'inganno sei anima mia

e che grande questo tempo che solitudine
che bella compagnia



 
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Lord-Of-The-Oceans
view post Posted on 17/2/2010, 19:03




Domani, 18 febbraio, Fabrizio De André avrebbe compiuto 70 anni. Vi risparmierò omaggi, ricordi e parole che non vorrebbero dire nulla, perché la grandezza di Faber non ha bisogno di esser raccontata con parole. E, sicuramente, non ha bisogno di essere raccontata dal sottoscritto.

Così, mi limito a segnalare la ricorrenza, anche grazie a un pretesto televisivo che offre, una volta di più, Che tempo che fa. Domenica 21, infatti, Fabio Fazio si dedicherà ancora una volta al popolare cantautore italiano, a partire dalle 20:10 su RaiTre. Certo, sarà impossibile far meglio di Fabrizio 2009, speciale andato in onda l’11 gennaio dello scorso anno.

Saranno ospiti in studio Dori Ghezzi e Cristiano De André che è impegnato nella tournée De André canta De André con la sua band (Osvaldo Di Dio alle chitarre, Davide Pezzin al basso e contrabbasso, Davide Devito alla batteria, coordinati da Luciano Luisi (arrangiatore di Zucchero e Ligabue), al piano, tastiere e programmazione. La regia dello spettacolo e’ curata da Pepi Morgia, già regista degli spettacoli di Faber).

Fonte: Tvblog.it
 
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21 replies since 11/9/2006, 00:04   550 views
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