| Stasera su RAI2, h 21.05: Cocciante canta Cocciante
MILANO - Nelle scorse settimane alcune dichiarazioni di Cocciante lasciavano intendere che il concerto del 30 maggio all' Arena di Verona potesse essere l' ultimo della sua carriera. «Un concerto d' addio? Diciamo che è un "una tantum". Certo è che non farò più concerti e tournée nel senso tradizionale, e non farò più nemmeno dischi - dice il cantautore -. Ma ogni volta che ci sarà un progetto interessante non mi tirerò indietro. Per questo sono molto dispiaciuto per non essere stato convocato per la canzone benefica "Domani", visto che sono di padre abruzzese». All' Arena di Verona sarà accompagnato da un' orchestra di 90 elementi diretta da Leonardo De Amicis e da cento coristi. «Per la prima volta racconterò le mie due personalità, il cantante-musicista e l' autore di opere popolari come "Giulietta e Romeo" e "Notre Dame"». Cocciante promette un percorso affascinante e accidentato: «Il cantante, il cantautore, il progettista. Tutto questo ha comportato una revisione critica del mio repertorio», dice. E aggiunge: «Certe composizioni del passato mi piacciono per la loro durezza e per la loro immaturità, per l' istinto "feroce" che trasudano. In "Bella senz' anima" c' è un cavallo senza briglia, un' emozione non calcolata, non calibrata. Nel tempo è subentrata una sorta di rotondità, di consapevolezza. Quando riascolto "Mu", il mio primo album, mi accorgo che cantavo "crudo". Mettendo insieme i due mondi della mia creatività, mi sono accorto che fra loro c' è coerenza e armonia». L' artista ha deciso di affidare all' istinto il percorso narrativo. «"Quando si vuole bene" mi fa pensare a Giulietta e Romeo. Ma in quell' opera c' è anche l' odio ed ecco arrivare lo sfogo del prete di "Notre dame" Frollo con la dura ritmica di "Mi distruggerai". Insomma uno spettacolo costruito secondo una logica di sentimento». Ma esiste anche un Cocciante minore, un repertorio trascurato o misconosciuto? «Ci sono per forza delle canzoni che non sono diventate famose. Chicche come "Non è stato per caso" o "Il tagliacarte" e altri pezzi "minori" sono la prova che un compositore non è mosso dall' interesse, ma dall' amore. Insomma è un afflato che non ha nulla a che vedere con la commercializzazione. I giovani d' oggi non hanno più il tempo di esprimersi e soprattutto non possono permettersi di sbagliare la prima uscita». E qui Cocciante esprime le sue riserve sui talent show. «Insegnano soprattutto a diventare star. Fare un lp ai miei tempi era inseguire un progetto, non mettere dei brani uno dietro l' altro. Il rischio è creare artisti che non durano. La rigidità della scuola mia, di Zero, Dalla e Venditti, ci ha consentito lunghe carriere. Un artista si crea gradualmente, anche facendo alcuni sbagli». Il personaggio del suo repertorio cui è più affezionato? «Non c' è dubbio, Quasimodo. È il mio eroe prorompente. Mi riconosco in lui, pelle viva, non ha niente dalla vita, non ha il fisico però si rivaluta per la sua mente e per la sua bontà. Poi mi piacciono Giulietta e Romeo, il candore dei due personaggi, un amore quasi infantile, che ti cade addosso. Non c' è né sesso né sicurezza, qualcosa che oggi non si esprime più». Mario Luzzatto Fegiz * La scheda Notre Dame «Quasimodo è il mio eroe - dice Cocciante -. Mi riconosco in lui, non ha niente, non ha il fisico, però si rivaluta per la sua mente e per la sua bontà» Giulietta e Romeo «Mi piace il candore dei due personaggi, un amore quasi infantile. Non c' è né sesso né sicurezza, qualcosa che oggi non si esprime più»
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